Spot del Friuli: «Qui niente tasse»
E i sindaci del litorale s’infuriano
In Veneto si paga l’imposta di soggiorno, nella regione vicina no. L’accusa: «Concorrenza sleale». Ma Confturismo replica: «Avete sbagliato voi»
di Mauro Zanutto e Silvia Madiotto
«Solo da noi la tassa di soggiorno non si paga»: la Regione Friuli Venezia Giulia l’aveva annunciato ancora a febbraio e, come promesso, da alcuni giorni sta facendo una massiccia campagna di promozione sul litorale veneto. L’iniziativa ha anche un marchio creato ad hoc, «No Tourist Tax», a sottolineare che nelle strutture ricettive oltre il confine il cliente non deve sborsare nessuna imposta aggiuntiva. I sindaci delle località balneari veneziane, che invece l’hanno applicata, si arrabbiano e accusano i «cugini» di concorrenza sleale, mentre l’assessore regionale Marino Finozzi abbozza e sottolinea che in Veneto, quei soldi, in altro modo non arriverebbero. Ma si alza la voce del presidente di Confturismo Marco Michielli: «Si prendano le loro responsabilità, è un autogol della politica».
Le pubblicità di Lignano Sabbiadoro «Tax Free» riempiono i quotidiani del litorale: «È concorrenza sleale» attacca da San Michele-Bibione Pasqualino Codognotto, che in questi giorni farà recapitare una formale protesta alla presidente della giunta regionale friulana Serracchiani. «Per una questione di vicinanza Bibione è la più influenzata da questa iniziativa che, se da un lato è legittima, è però sleale nei nostri confronti – osserva -. Potremmo pensare anche a una contro-campagna di comunicazione dicendo che Lignano è stata cementificata, ma non lo faremo perché siamo politicamente corretti. Dirò alla Serracchiani che quanto fatto non porterà benefici e sarebbe invece più utile pensare a progetti di area vasta, anche a cavallo tra le due Regioni». A far infuriare i primi cittadini, che condannano all’unanimità la campagna di Turismo Fvg (braccio operativo della Regione) è il fatto di aver approfittato di un regime fiscale agevolato rispetto alle regioni a statuto ordinario, Veneto in primis, costrette ad applicare l’imposta di soggiorno per garantire promozione e manifestazioni turistiche.
«È una campagna sleale e di cattivo gusto, e oltre al danno subiamo la beffa – chiosa Valerio Zoggia, sindaco di Jesolo -. Chi può avere un trattamento finanziario agevolato si permette pure di sbandierarlo davanti a chi ha dovuto usare l’imposta di soggiorno per carenza di disponibilità economiche». «Invito i turisti a chiedere quali servizi offra Lignano senza imposta di soggiorno e di confrontarli con quelli messi a disposizione dalle spiagge venete – sbotta il sindaco di Caorle Luciano Striuli -. In un mese e 10 giorni a Caorle non c’è stato un solo turista che si sia rifiutato di pagarla, i nostri ospiti l’hanno già assimilata. La guerra lanciata dal Friuli è inutile». «Qui purtroppo non ci possiamo permettere di toglierla – ammette a malincuore Finozzi -. Dove li trovo 30 milioni di euro, che sono il gettito annuo in Veneto? Il Friuli può compensare i Comuni del mancato introito, noi no. È ovvio che quella campagna ci penalizza ma cerchiamo di rispondere con la qualità e l’offerta di servizi». Anche perché non c’è margine per dare battaglia: «Non possiamo mica proibire la promozione turistica se ci sono gli spazi per farlo». Non arrivano solo critiche ai vicini, però, da questo lato del Tagliamento.
Il presidente di Confturismo Michielli apre una frattura fra politica e impresa: «I sindaci hanno scelto di mettere la tassa e adesso ne pagano le conseguenze – si arrabbia -. E non mi dicano che non li avevo avvertiti. Fra qualche anno dovranno spiegare ai turisti stranieri che le cifre in più richieste sono state utilizzate per ripianare buchi di bilancio dei Comuni o di società municipalizzate. Vogliono fare i soldi con i turisti che portiamo noi imprenditori». Da sempre contrario all’imposta, Michielli non se la sente proprio di accusare i friulani: «Fanno benissimo, sfruttano gli asset competitivi approfittando del clamoroso autogol della nostra politica. Piuttosto i nostri sindaci evitino di fare contro-campagne buttando via risorse. A loro chiederemo conto di quanto fatto al momento del voto. Ci sono zone in cui gli albergatori contano». E quando si presenterà un candidato sindaco che promette di togliere l’imposta di soggiorno sapranno a chi dare la preferenza. E ieri anche il ministro al Turismo Massimo Bray è intervenuto sull’argomento: «L’imposta va rivista e uniformata. Potremo superarla se dimostreremo che è dannosa e non favorisce il lavoro».
da corriere.it