Tagli su vacanze, vestiti e ristoranti
Ecco come gli europei stringono la cinghia
Una ricerca Gfk-Zurich attesta che la crisi genera reazioni diverse in sette Paesi campione: dove lo spread è più alto crollano le spese voluttuarie, ma non si lesina su scuola e polizze. L’Italia riduce vestiario e tempo libero, e resta ultima nelle pensioni integrative
di ANDREA GRECO
La crisi dell’Europa non è uguale per tutti. La preoccupazione è sovrana, ma nei Paesi “periferici” come Italia, Spagna e Portogallo intacca pesantemente tutti i comportamenti di vita e d’acquisto (e fa temere per il lavoro e il domani), mentre in Austria e Germania tutto è molto più attenuato. E addirittura nella ricca Svizzera e nell’emergente Russia le percezioni sono ribaltate. Una ricerca commissionata a Gfk dall’assicuratore svizzero Zurich, e svolta su oltre 4 mila individui nei sette Paesi sopra detti, attesta la profonda iniquità degli eventi economici degli ultimi anni, e la loro funzione deflagrante in un continente chiamato invece a una sempre maggiore coesione se vuole competere nell’arena globale.
Già la preoccupazione per la situazione è molto distinta. Circa il 70% degli intervistati in Portogallo la provano, in Italia è il 67%, in Spagna il 59%, in Austria il 44% e in Germania il 38%, mentre meno di un terzo degli intervistati svizzeri e russi sono preoccupati. E se un sesto degli spagnoli teme di perdere il posto di lavoro, negli altri Paesi la percentuale è decrescente, giù fino all’1% degli austriaci, vicini a Germania e Svizzera. Tra le spese che più si è disposti a ridimensionare ci sono pasti fuori casa, vacanze, vestiario e spese culturali. In Svizzera la spending review dei cittadini si concentra su ristoranti e bar (64%), viaggi (58%), abbigliamento (51%). In Italia la percentuale più alta tra le intenzioni di risparmio è sulla moda (58%), poi viaggi (53%) e cultura (51%). Due voci simili per la Russia, dove invece pochi (22%) sono disposti a spendere meno per i vestiti. In Germania e Austria i tagli si concentrano su viaggi e ristoranti, tutti vicino al 60% di risulati, e c’è una relativa tenuta delle spese per sport e cultura (comunque in discesa prospettica per il 40% circa del campione). Spagnoli e portoghesi sono più restii a rinunciare al buon cibo, invece (neanche -50%), mentre su viaggi, abbigliamento e cultura più di uno su due tra gli iberici è pronto a limare il budget.
Tra le spese più in tenuta ci sono quelle alimentari – il dato più alto di chi intende tagliarle è in Italia, pari al 10% – e quelle per l’istruzione (ovunque in arretramento tra l’1% e il 4%), oltre alle coperture assicurative, su cui intendono risparmiare soprattutto austriaci (16%), tedeschi (17%) e russi (18%). Nelle polizze per danni, il 38% degli italiani intervistati è pronto a privarsi delle coperture su furto e incendio, il 18% dei connazionali potrebbe rinunciare a quella sugli infortuni. Dove si conferma che gli italiani sono ultimi della classe è nelle pensioni integrative: il 34% degli intervistati non le ha prese in considerazione, contro un 10% medio negli altri sei Paesi scrutinati. Del resto il perdurare di crisi e recessione invita a rimandare ancora il proposito di garantirsi entrate addizionali nella vecchiaia: in Spagna, Germania, Austria e Russia, Paesi dove invece gli intervistati sembrano pensare di più al loro futuro finanziario, una quota rilevente di loro ritiene comunque di non avere risorse sufficienti.
da repubblica.it