L’inesorabile avanzata del consumo di suolo in Veneto. Consegnata la bandiera nera
Dal 1988 al 2011 cancellati 11 km di costa. 61 i km di litorale irreversibilmente modificati
Negli ultimi decenni la trasformazione del paesaggio costiero del Veneto è stata costante ed inesorabile: Goletta Verde ha fornito numeri impressionanti: «Dei suoi 170 km di lunghezza, da Bibione a Porto Tolle, ben 61 km, ovvero il 36%, risulta essere trasformato da usi urbani ed infrastrutturali. Nel dettaglio, di questi, sono 24 i km di paesaggi urbani di alta densità, 33 i km di costa occupati da insediamenti di intensità più bassa e 4 sono occupati da opere infrastrutturali. Con l’espansione degli agglomerati urbani, costruzione di complessi turistici, case singole, ed in parte di porti ed infrastrutture, dal 1988 al 2007, sono stati cancellati 11 km di costa, cioè il 18% dell’intera urbanizzazione avvenuta in 2000 anni di storia. Una zona particolarmente a rischio è il tratto di costa da Caorle a Chioggia, dove ricadono ben 7 degli 11 km di costa divorati dal cemento».
Per evidenziare il consumo di suolo causato dalla pressione antropica ed i progetti che mettono a rischio la biodiversità, ricoprendo il territorio con uniformi colate di cemento, Legambiente ha presentato il dossier dal titolo: “Il consumo di suolo nelle aree costiere italiane. La costa veneta da Porto Tolle a Bibione: l’aggressione del cemento ed i cambiamenti del paesaggio”, uno studio che «Mette in luce la gravità della trasformazione del paesaggio costiero veneto negli ultimi decenni, sottolineando che, in seguito alla massiccia urbanizzazione sulla costa, i tratti di litorale ancora integri sono complessivamente lunghi 109 km, di cui 49 km agricoli e 60 km naturali, ma la ragione della loro salvezza sta nel profilo geologico e geomorfologico che ne rende complicata l’urbanizzazione, si tratta infatti di aree costiere lagunari soprattutto nella parte più sud del Veneto, tra Chioggia e il confine con l’Emilia, spesso consistenti in estesi acquiferi. Analizzando la linea di costa nel particolare, dei 144 km di spiaggia, 26 sono irreparabilmente artificializzati. Dati preoccupanti, soprattutto se si guarda all’accelerazione del consumo di suolo, che se non arrestata, potrebbe cancellare gli ultimi tratti di costa e spiagge ancora libere dal cemento».
L’imbarcazione ambientalista ha assegnato la bandiera nera all’ex giunta Sarto di Caorle «Per aver adottato il nuovo Pat che prevede il progetto del mega villaggio turistico di Valle Vecchia e Brussa di Caorle, che minaccia un’area dal tipico sistema dunale litoraneo». Giulia Baldissera, presidente del circolo Veneto Orientale del Cigno Verde ha sottolineato: «Siamo molto preoccupati dalla prospettiva della costruzione del mega villaggio turistico che si prevede di edificare a Valle Vecchia e Brussa di Caorle.
Queste aree sono, insieme a pochi altri, gli ultimi tratti di tutta la costa adriatica italiana che ancora conservano elementi dell’ambiente originario, con il tipico sistema dunario litoraneo e l’ecosistema che lo caratterizza. Queste zone sono rimaste integre fino ad oggi nonostante la costante pressione antropica in continuo aumento in tutta la costa regionale. Proprio per questo, assegniamo oggi la Bandiera Nera alla trascorsa amministrazione di Caorle, per aver accettato e sostenuto il progetto del villaggio turistico, un ennesimo tributo al ciclo del cemento ed a interessi speculativi di privati che comporterebbe enormi perdite in termini di biodiversità , favorendo un modello di turismo insostenibile e invasivo».
Il progetto del villaggio turistico a Valle Vecchia e Brussa di Caorle, in fase di approvazione, occuperebbe una grande area di territorio di grande pregio naturalistico. Secondo il Cigno Verde si tratta di un complesso per ben 6.750 posti letto che, insieme alle infrastrutture necessarie, «Rappresenterebbe un vero e proprio scempio in una zona dove, attualmente, insistono solo poche abitazioni rurali sparse e dove risulta difficile, se non impossibile, credere che una struttura così imponente possa integrarsi in un ambiente così delicato senza distruggerlo».
Luigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto, ha detto: «Con la bandiera nera odierna chiediamo all’attuale amministrazione comunale di prendere una posizione chiara e di discontinuità cancellando del tutto il progetto del villaggio turistico a Valle Vecchia e alla provincia di Venezia di non approvare il Pat. Non è questo il tipo di sviluppo che vogliamo veder crescere nel nostro territorio. Chiediamo piuttosto che la stessa zona veda l’istituzione di un’area protetta che promuovendo al contempo un turismo sostenibile, possa garantire la tutela della Brussa e dell’intera area. La prospettiva da scongiurare è che i litorali veneti vegano progressivamente trasformati da progetti come questo, quando invece, fermare il consumo di suolo è una priorità che si affronta riqualificando i paesaggi costieri ed ampliando le zone di tutela con vincolo di inedificabilità assoluta.
Dai dati che emergono dal dossier che abbiamo presentato oggi, si evince che solo l’8 % del Veneto è costituito da aree costiere vincolate, che non ammettono nessun tipo di edificazioni, una percentuale veramente troppo misera. Per invertire questa tendenza, bisogna piuttosto puntare su attente politiche di salvaguardia di un patrimonio a rischio, estendendo il vincolo di in edificabilità ad altre zone SIC e ZPS, a partire da Caorle, fino ad Eraclea e Venezia, tanti sono i luoghi dove si può intervenire per promuovere la valorizzazione e la fruizione turistica delle aree naturali attraverso modelli alternativi rispetto alle solite colate di cemento».
Katiuscia Eroe, portavoce di Goletta Verde, ha concluso: «I paesaggi costieri sono uno straordinario patrimonio e costituiscono una parte rilevante dell’identità italiana oltre che una potenzialità unica di valorizzazione turistica ed economica. I cambiamenti avvenuti nel Veneto, come in altre Regioni italiane, negli ultimi decenni sono purtroppo molto rilevanti e in larga parte poco conosciuti.
Legambiente attraverso questo studio vuole mettere in luce l’importanza di una incisiva politica di valorizzazione e tutela delle aree costiere. In questi anni infatti sia le Regioni che il Ministero dei Beni Culturali hanno sostanzialmente chiuso gli occhi di fronte a quanto stava succedendo sulle coste, senza rendere realmente cogenti i vincoli previsti dalla Legge Galasso emanata nel 1985. Oggi cambiare non solo è possibile ma anche urgente, per riuscirci occorre avere il coraggio e la lungimiranza di fissare un vincolo di inedificabilità assoluta per tutte le aree costiere attualmente non sfruttate per almeno 1 chilometro dal mare.
E in parallelo definire una seria politica di riqualificazione di un patrimonio edilizio spesso costruito con ottica speculativa, senza qualità e futuro. Ragionare in questo modo è precondizione per valorizzare le potenzialità turistiche, a cominciare dal settore edile esistente riqualificando da un punto di vista statico, energetico e ambientale».